Filtri a carboni attivi: che ruolo hanno del depuratore a osmosi inversa?

Il funzionamento e l’efficacia di un depuratore a osmosi inversa dipendono in gran parte anche dall’azione dei filtri a carboni attivi, grazie a cui possono essere filtrati i sedimenti e le particelle presenti nell’acqua delle tubature destinata a fuoriuscire dal rubinetto della cucina.

Grazie ad essi è possibile dire addio al fastidioso odore di cloro che non di rado caratterizza l’acqua del rubinetto, rendendola impossibile da bere e altrettanto inutilizzabile per qualsiasi preparazione culinaria.

In un impianto a osmosi inversa, in genere, sono posizionati due o tre filtri a carboni attivi, collocati davanti alla membrana a osmosi inversa (che ha il compito di filtrare e impedire il passaggio delle particelle invisibili).

Il ruolo dei filtri a carboni attivi, in un depuratore simile, è quello di affinare l’acqua: in altri termini, essi impediscono che particelle di grandi dimensioni giungano fino alla membrana a osmosi inversa.

Quest’ultima è molto delicata, e nel caso in cui dovesse entrare in contatto con tali particelle rischierebbe di rovinarsi e di rompersi: ecco perché è indispensabile l’azione dei filtri.

Il processo di adsorbimento è alla base del funzionamento dei filtri a carboni attivi: in pratica, per rimuovere una sostanza disciolta in acqua e trattenerla si utilizza un componente solido.

In questo caso, il solido è rappresentato dal carbone attivo, la cui superficie interna è alquanto estesa, tra i 500 e i 1.500 metri quadri per grammo.

Gli inquinanti e le sostanze contaminanti che possono essere presenti nall’acqua vengono filtrate grazie alle peculiarità costruttive del carbone attivo, le quali consentono l’adsorbimento.

Le sostanze solubili che possono essere adsorbite sono molteplici: si va dai lieviti agli idrocarburi, passando per i tensioattivi e gli oli minerali.

Oltre ad esse, vanno considerate le sostanze non solubili in acqua, senza dimenticare i sapori e gli odori.

Una delle peculiarità più rilevanti dei filtri a carboni attivi è la porosità, a cui si abbina la capacità di trattenere i solventi e i pesticidi, che sono inquinanti organici; anche i sottoprodotti della disinfezione effettuata con il cloro sono destinati a scomparire in virtù dell’azione filtrante.

Proprio alcuni di questi sottoprodotti spesso fanno sì che l’acqua abbia un cattivo sapore o un odore ben poco gradevole; va ricordato, invece, che i filtri a carboni attivi non hanno alcun effetto sulla durezza dell’acqua (in quel caso c’è bisogno di un addolcitore), e nemmeno sono in grado di rimuovere i nitrati e i batteri (a quello pensa la membrana a osmosi inversa).

Gli apparecchi a carboni attivi, per essere a norma di legge, devono essere muniti di un sistema che, in seguito al trattamento, provveda alla disinfezione dell’acqua, in modo tale da prevenire e contrastare lo sviluppo e la proliferazione dei batteri.

In un depuratore a osmosi inversa con filtri a carboni attivi, l’acqua che viene fatta entrare in circolazione all’interno dell’impianto viene filtrata dai sedimenti più grossi e dalle particelle più consistenti, così da non provocare intasamenti o ostruire la membrana a osmosi inversa.

I filtri a carboni attivi costituiscono il secondo stadio del procedimento: essi permettono di eliminare l’alluminio, il piombo e il cloro, ma anche il trilometano, i composti chimici, i pesticidi e gli erbicidi.

A quel punto entra in gioco la membrana a 0,0001 micron, che rimuove gli eventuali inquinanti che non sono stati scartati in precedenza.

L’acqua, così, è a circa il 75% della sua purezza: per questo motivo passa di nuovo attraverso un altro filtro a carboni attivi, che fa in modo che diventi molto più pura.

Un depuratore può essere composto da due o tre filtri a carboni attivi: nel secondo caso, il terzo filtro interviene subito dopo il secondo, al fine di garantire un’azione ancora più efficace.